giovedì 16 luglio 2009

Inutili, ai bordi delle strade..


Vorrei riuscire ad esprimere tutta la mia indignazione in merito alla situazione dei parcheggi a Grottaminarda.
Siamo costretti, quotidianamente, ad assistere ad uno spettacolo a dir poco vergognoso: i due "vigilini" addetti al controllo dei ticket sono in perenne passeggio per i marciapiedi cittadini, disinteressandosi completamente della maggior parte delle auto in sosta.
Le persone oneste, qui a Grottaminarda, o fanno il ticket, oppure vedono sventolare sotto il tergicristallo della propria auto un simpatico bigliettino autografato del "power ranger" di turno. Ormai il metodo è consolidato e perfezionato:
"multa e fuga"
Vìa! a imboccare vicoli e strade secondarie per paura di contestazione della multa..
E, guarda caso, sono sempre i non-grottesi a ricevere le multe,
quelli che hanno auto che non sono conosciute, di cui non si ha paura a "scrivere".
Gli altri vengono avvisati in anticipo,
vengono invitati a spostare le auto,
a fare ed esporre un ticket da 10 minuti per essere in regola anche per i giorni successivi,
o addirittura è il vigilino stesso ad andare al parcometro!

Diciamoci la verità però,
il problema più grave è dato dalle auto che sono in perenne
sosta non autorizzata sulle strisce blu, di:
politicanti di zona (se non sono già ad occupare le strisce riservate ai disabili),
negozianti con la faccia tosta, giocatori professionisti di tresette
e consumatori abituali dei marciapiedi comunali.

Ma, volendo raccontarla tutta, la storia, bisognerebbe anche parlare delle strisce gialle raddoppiate e posizionate precisamente davanti
"qualche" attività,
pena le dimissioni da assessore comunale;
oppure delle strisce blu disegnate per poi non installare i parcometri,
altrimenti avrebbero "sfavorito"
"qualche" attività.

Fino a quando Grottaminarda continuerà a sottostare a questi sistemi?

«Attulerat iam liberae civitati partim metu,
partim patientia consuetudinem serviendi»
«Insomma aveva dato ad una città,
ch'era stata libera, l'abitudine di servire,
in parte per timore, in parte per rassegnazione.»
(Cicerone)

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