martedì 22 febbraio 2011

Garibaldi alla Camera dei Deputati - 18 Aprile 1861

Garibaldi alla Camera (18 aprile 1861)

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PRESIDENTE-: ---- La parola è al deputato Garibaldi. (Movimento generale di attenzione)

GARIBALDI: -- Mi permetterò prima di tutto di fare una breve osservazione al discorso dell'onorevole Ricasoli, e di ringraziarlo per avere messo in campo una questione per me vitale, trattandosi di difendere i miei compagni d'arme: io ne la ringrazio di cuore. Affermerò con lui che l'Italia è fatta; ne ho la coscienza, perchè ho fede nel nostro forte esercito, e di più conto sull'entusiasmo e sulla generosa volontà di una nazione che già tante ha dato prove di valore, ancor senza essere esercito disciplinato e regolare. Sì, ripeto col deputato Ricasoli, l'Italia è fatta; ad onta degli ostacoli che intrighi individuali vogliono frapporvi, l'Italia è fatta.

Debbo dire ancora una parola relativa al discorso dell'onorevole Ricasoli, ed è sul « dualismo ».

Sebbene non si sia espresso, mi permetta la camera di dirlo francamente, io credo che colui che è designato di capitanare una delle parti del dualismo, allegato dall'onorevole Ricasoli, sono io. (Movimento) E giacchè disgraziatamente sono stato portato ad una questione personale, dirò ancora che io sono compiutamente convinto, nel più profondo dell'animo mio, che io non ho mai dato motivo a questo dualismo.

Mi sono state fatte proposte di riconciliazione, è vero; però queste proposte di riconciliazione sono state fatte con parole; ma l'Italia sa che io sono uomo di fatti, ed i fatti sono sempre stati diametralmente opposti alla parola di riconciliazione. Io dico adunque: tutte le volte che quel dualismo ha potuto nuocere alla gran causa del mio paese, io ho piegato, e piegherò sempre. (Applausi nella camera e dalle tribune) Però, come un uomo qualunque, lascio alla coscienza di questi rappresentanti dell'Italia il dire se io posso porgere la mano a chi mi ha fatto straniero in Italia. (Rumorosi applausi dalla galleria)

PRESIDENTE: - Avverto le tribune che è vietato qualsiasi segno d'approvazione e di disapprovazione, e se non si mantiene l'ordine, sarò costretto di farle sgombrare. (Bravo! Bene!)

GARIBALDI: - Ciò dico quanto al dualismo. In conseguenza di questo però non sono d'accordo coll'onorevole Ricasoli che l'Italia sia dimezzata. L'Italia non è dimezzata, è intera; perchè Garibaldi e i suoi amici saranno sempre con coloro che propugnano la causa d'Italia e ne combattono i nemici in qualunque circostanza. (Bravo! Bene!)

Risponderò ora alcune parole al signor ministro della guerra. Egli mi obbligò, e ne sono addolorato, a scendere nel campo della individualità. Il ministro della guerra disse, e la camera avrà ciò osservato, che per patriottismo andò nell'Italia centrale a sedare l'anarchia.

FANTI : - Non ho detto tal cosa.

PRESIDENTE: - Non mi pare che abbia detto questo.

Voci: - No! No! No!

Altre voci: - Si! Sì!

GARIBALDI: - Questo è un fatto; io non rispondo che alle parole del ministro della guerra.

PRESIDENTE: - Perdoni l'onorevole Garibaldi, non ha ben udito ...

GARIBALDI: - Me ne appello a quelli che reggevano il governo, se v'era dell'anarchia nell'Italia centrale.

PRESIDENTE: - Non sono state dette precisamente queste parole dal signor ministro. Del resto il suo discorso è scritto e si può verificare. Ha detto, credo, che si temeva l'anarchia.

GARIBALDI: - Non c'era nessunissimo pericolo di anarchia. Io chiedo permesso alla camera di annunciarle che vera-mente con dolore io sono sceso a personalità, ma doveva rispondere a qualche cosa che attaccava il mio decoro, la mia dignità di uomo, la mia dignità di comandante delle forze dell'Italia centrale, che si trovavano in quell'epoca a Modena. Adesso, se mi permettono, io dirò alcune parole sul principale oggetto che mi portò oggi alla presenza della camera, che è l'esercito meridionale.

Dovendo parlare dell'armata meridionale, io dovrei anzi tutto narrare dei fatti ben gloriosi; i prodigi da essa operati furono offuscati solamente quando la fredda e nemica mano di questo ministero faceva sentire i suoi effetti malefici. (Rumori e agitazione) Quando per l'amore della concordia, l'orrore di una guerra fratricida, provocata da questo stesso ministero . .

(Vivissimi richiami dal banco dei ministri - Violenta interruzione nella camera) .

Molte voci a destra e al centro: - All'ordine! All'ordine!

PRESIDENTE: - Prego l'onorevole generale Garibaldi ... (I rumori coprono la voce)

DI CAVOUR C. : - (Con impeto) Non è permesso d'insultarci a questo modo! Noi protestiamo! Noi non abbiamo mai avuto queste intenzioni. (Applausi dai banchi dei deputati e dalle tribune) Signor presidente, faccia rispettare il governo ed i rappresentanti della nazione! Si chiami all'ordine! (Interruzioni e rumori)

PRESIDENTE: - Domando silenzio. Al presidente solo spetta il mantenere l'ordine e regolare la discussione. Nessuno la disturbi con richiami!

CRISPI: ---- Domando la parola per l'ordine della discussione.

GARIBALDI: -- Credeva d130i aver ottenuto, in trent'anni di servizi resi alla mia patria, íl diritto di dire la verità davanti ai rappresentanti del popolo.

PRESIDENTE: - Prego l'onorevole generale Garibaldi di esprimere la sua opinione in termini da non offendere alcun membro di questa camera e le persone dei ministri.

DI CAVOUR C. : ---- Ha detto che abbiamo provocato una guerra fratricida Questo è ben altro che l'espressione di un'opinione! (Interruzioni e voci diverse da tutti i banchi)

GARIBALDI: - Si, una guerra fratricida! (Tumulto vivissimo nella carnera e nelle tribune)

Molte voci: - All'ordine! All'ordine! É un insulto replicato È un insulto alla nazione! E’ una provocazione scritta!

Voci a sinistra: --- No! No! Si lasci libertà della parola!

(Molti deputati abbandonano i loro stalli -- Rumori da tutte le parti della carcera - Il presidente si copre il capo - Gran numero di deputati è sceso nell'emiciclo, dove si disputa vivamente)

{La seduta rimane sospesa per un quarto d'ora -- Cessata la più dolorosa agitazione, la seduta è ripresa alle ore 4 in profondo silenzio)

PRESIDENTE: --- Sono costretto, con dispiacere, di disapprovare altamente le parole testè sfuggite all'onorevole generale Garibaldi, colle quali egli faceva censura ingiusta e non parlamentare al ministero, d'aver voluto promuovere una guerra fratricida. Io prego l'onorevole generale Garibaldi a volersi astenere da siffatte censure nel suo discorso, perché mi costringerebbe, quando proseguisse in questo modo, a togliergli la parola. Ora intanto gli accordo nuovamente la facoltà di parlare per proseguire.

GARIBALDI: -- (Movimento di attenzione) Dunque non parlerò dell'azione ministeriale nell'Italia meridionale.

Il nostro re guerriero e galantuomo dichiarò più volte benemerito della patria quell'esercito meridionale. La camera, spero, non mi lascerà solo ad affermare che esso fece il suo dovere. (..Segni di assenso)

Molte voci: -- È vero!

GARIBALDI; La storia imparziale dirà il resto. Ma do mando: che cosa ne ha fatto di quelle schiere il ministro della guerra? Egli poteva fonderle coll'esercito nazionale, come aveva fatto con quello dell'Italia centrale. Se nella mente sua stava che l'armata meridionale fosse men degna della centrale, poteva farne un corpo separato dell'esercito nazionale. Se poi l'armata meridionale non si voleva viva sotto nessuna forma, doveva scioglierla, ma non umiliarla.

(...) Dirò solamente che se si voleva conservare l'armata meridionale, si poteva dare a ciascuno uno, due, tre mesi di permesso, e non solleticarli con sei mesi di soldo perchè se ne andassero ... (Applausi, e una voce forte dalle gallerie: -E’ vero! E’ vero! - Vivi richiami dalla camera)

PRESIDENTE: - (Con forza) Invito di nuovo le tribune al silenzio ...

Voci dal centro e dalla destra: - Le faccia sgombrare! Le faccia sgombrare!

PRESIDENTE: - Al più lieve segno di approvazione o disapprovazione che parta dalle tribune, io le farò inesorabilmente sgombrare!

Nuove voci: - Le faccia sgombrare subito! Lo scandalo è ripetuto!

PRESIDENTE: - Prego i signori deputati di far silenzio: al solo presidente spetta di mantenere l'ordine nella camera. La parola è al signor Bixio.

BIXIO: - (Movimento d'attenzione) Io sorgo in nome della concordia e dell'Italia. (Bravo! Bravo!) Quelli che mi conoscono sanno che io appartengo sopra ad ogni cosa al mio paese. (Segni di approvazione)

Io sono fra coloro che credono alla santità dei pensieri, che hanno guidato il generale Garibaldi in Italia (Bravo!), ma appartengo anche a quelli che hanno fede nel patriottismo del signor conte di Cavour. (Applausi) Domando adunque che nel nome santo di Dio si faccia un'Italia al di sopra dei partiti. (Applausi vivissimi e prolungati nella camera e dalle tribune)

Io ritorno da Parigi, ove certamente ho veduto amici di tutti i paesi e del nostro; uomini che venivano dalla Polonia, dalla Germania, dall'Ungheria, e tutti, credetelo, o signori, tutti sono attristati che i due uomini, i quali, a parer mio, rappresentano in Italia il patriottismo più elevato, siano talvolta fra loro in discordia. (Movimenti) Io lo dico al generale Garibaldi (Bene!), e lo dico al conte di Cavour (Bene!); il generale Garibaldi sa che, quando sotto le armi, militarmente mi dà degli ordini, io li eseguisco senza punto discuterli; ma qui mi permetterà che io esprima francamente la mia opinione. Quanto all'onorevole conte di Cavour, io non gli ho mai fatto la corte; l'ammiro per quello che ha fatto, debbo riconoscere che abbia anch'egli Potuto commettere degli errori abbastanza gravi, che non verrò ora qui ad esaminare, perché potrebbero forse dar luogo a parole meno ponderate in chi non è assuefatto a circoscrivere precisamente il scio ragionare, e a chiamare certe cose colla vera sua frase; ma ciò nulladimeno credo (mi si perdoni se, per essere commosso, non posso parlare coll'ordine e colla freddezza che vorrei), io ho la profonda convinzione che nel fondo le parole del generale Garibaldi non possano prendersi, dirò così, all'espressione letterale, che pan possa darsi alle medesime quel peso che forse loro si darebbe, leggendole, se, fossero scritte.

Voci: Erano scritte!

BIXIO: Bisogna pensare che l'Italia ha bisogno di tutti i suoi elementi militari; io sono convinto che l’esercito deve rispettarsi fino ne' suoi pregiudizi; tuttochè marinaio, io conosco abbastanza la storia militare del mondo moderno, per sapere che l'Italia non può fare la sua guerra senza il compiuto svolgimento dell'armata.

Io attribuisco gran parte il sangue che si è versato in Francia. alla poca confidenza che gli elementi reazionari dell'antica armata inspiravano al paese che si vedeva minacciato da tutte e frontiere. (Segni di assenso)

Dunque, se noi abbiano avuta la gran fortuna di muovere la guerra cori questi elementi, non possiamo che farne gran conto.

Io domando che il ministro della guerra faccia una massa compatta di. tutti, perchè l'Italia ha bisogno di tutti; la guerra non è ancora finita, noi non siamo ancora alle nostre frontiere naturali.

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* Da Il parlamento dell’unità d’Italia 1859-61, Atti e docenti della Camera dei deputati, Roma. 1961, vol II pp. 610-13, 617-19.