venerdì 17 settembre 2010

Cosa sono le "vacanze talpa" e perché sono scelte da sempre più italiani


Vacanze barricati in casa, o 'nascosti' in abitazioni non troppo distanti dalla propria, per non confessare la rinuncia alla ferie per colpa della crisi. Sono aumentati gli italiani, concentrati soprattutto in provincia, che scelgono, complici le difficoltà economiche, le 'vacanze talpa': se negli anni scorsi rappresentavano poco più del 5% "oggi sono il 10-15%", secondo Antonio Lo Iacono, presidente della Societa' italiana di psicologia.

L'esperto spiega come questo fenomeno riguardi soprattutto gli ambienti dove il controllo sociale è elevato: le persone che hanno un forte bisogno di apparire 'vincenti', perciò, nascondono le proprie difficoltà anche a caro prezzo. "Si tratta di persone - spiega Lo Iacono - che non riescono a mostrare le proprie povertà, la propria crisi. Questo soprattutto in provincia e nelle classi sociali medie o medio alte che si sono impoverite". Così raccontano vacanze a cinque stelle mentre invece vanno da parenti o amici fuori dal giro delle normali frequentazioni, o tornano nella casa paterna e magari fanno qualche lampada abbronzante per mostrare un aspetto 'da vacanza'. "Con la crisi - continua Lo Iacono - è più che raddoppiata la percentuale delle persone che entra nel gioco delle 'vacanze talpa', in particolare tra chi sente il bisogno di 'salvare la faccia' in ambienti dove ciò che si mostra è più importante di tutto il resto. E il fatto che ci siano tante persone che rinunciano alle ferie non cambia la loro prospettiva". E' sicuramente un segno di disagio amplificato dalla città che si svuota e dagli amici che in vacanza ci vanno davvero.

A dover rinunciare alle ferie 'per crisi', però, ci sono anche tanti italiani che non sentono nessun bisogno di 'nascondere' la loro scelta obbligata. "Anche in questi casi - spiega Lo Iacono - non mancano i disagi psicologici. Si aggrava sicuramente la percezione della precarietà, delle difficoltà economiche, delle paure per il futuro". Insomma la crisi si fa sentire al suo massimo livello.
Ma lo psicologo invita a cogliere anche le opportunità 'nascoste' di questa situazione. "La parola crisi - dice - ha una doppia valenza. Significa difficoltà ma anche opportunità". E, in questo senso, chi resta a casa può cogliere comunque l'occasione di una 'vacanza alternativa', per recuperare energie. Semplicemente cambiando abitudini. "In primo luogo rallentando i ritmi. Ciò permette di sentire anche di più se stessi". Poi bisogna
puntare a riscoprire il territorio e le risorse della propria città o del proprio paese o le località più vicine. In Italia ci sono tantissime 'offerte' estive anche a casa propria". Ci si può organizzare, inoltre, "con cose semplici, visitare la biblioteca se si ama la lettura, fare una gita in un parco o in località vicine". Utile anche "inventarsi attività fisiche - dalla camminata alla passeggiata in bicicletta - che aiutano: perché chi non fa niente entra in agitazione, si sente stupido e si intristisce", conclude Lo Iacono.

Fonte: http://www.adnkronos.com/

mercoledì 15 settembre 2010

Matrimonio in Crisi. Cosa vogliamo noi del Sud?

martedì 27 luglio 2010

Ecco la VERITÀ sulla Notte Colorata 2010

Ai Commercianti e Cittadini di Grottaminarda
e della Provincia di Avellino

Oggetto: Annullamento Notte Colorata 2010

Con la presente si informa che la tanto attesa manifestazione, denominata "Notte Colorata 2010", è annullata per la mancanza delle autorizzazione e concessioni ad utilizzare gli spazi pubblici comunali.
Si coglie l’occasione per chiarire che la data di disponibilità del giorno 29 Agosto, concessa dall’Amministrazione Comunale con prot. n° 8871 del 23 luglio 2010, non può essere assolutamente presa in considerazione per quattro motivi:

  • Le Notti Bianche sono manifestazioni che si svolgono notoriamente di Sabato o pre-festivi per essere vissute fino a tarda notte e dare la possibilità a chi lavora di riposare il giorno successivo.
  • Il 29 Agosto concesso dall’Amministrazione Comunale, essendo di Domenica, creerebbe oggettive difficoltà al regolare svolgimento del mercato del Lunedì. Sarebbe impresa impossibile smontare tutte le attrezzature che impegnano gli spazi comuni al regolare svolgimento del mercato settimanale, e di ciò dovrebbero essere già a conoscenza anche gli amministratori.
  • L'incontro collegiale presso la sede delle Associazioni, in c/so V. Veneto, organizzato dal Consigliere Comunale con Delega allo Spettacolo, per la programmazione dell’Estate Grottese 2010, NON È MAI AVVENUTO.
  • Nulla è stato fatto per far convivere le due manifestazioni concomitanti NOTTE COLORATA e MOTORADUNO, che avrebbero dato un valore aggiunto all'ESTATE GROTTESE 2010, assicurando l’afflusso di migliaia di persone.

Pertanto si manifesta il disappunto per NON aver ricevuto il giusto sostegno ad una Manifestazione che come obiettivo aveva il rinvigorimento dell’economia di Grottaminarda, senza alcuna richiesta di contributi economici alle casse Comunali.

Con la speranza di una maggiore sensibilità verso l’economia e la visibilità di Grottaminarda si dà un arrivederci alla NOTTE COLORATA 2011. Nel frattempo si evidenzia che il PROGRAMMA da realizzare quest’anno sarebbe stato il seguente:

Artisti:
- EUGENIO BENNATO e TARANTA POWER,
- GINO RIVIECCIO attore comico,
- ELIO e LE SORIE TESE;
- tre gruppi spalla: Spaghetti Style, BAND musica anni '70, Band di musica Funky-Jazz;
- Artisti di Strada,
- LA BARACCA DEI BUFFONI,
- Artisti internazionali,
- Area DISCOTECA,
- Percorsi ENOGASTRONOMICI e ARTIGIANATO LOCALE,

- Tre palchi montati in tutta l’area del centro cittadino (c/so V.Veneto, p/zza XVI Marzo 1978, p/le S. Pio)
- Impianto di luce con LASER ENTERTAINMENT di MILANO.

Si ringraziano l'ente Provincia di Avellino, la Camera di Commercio e i sostenitori della manifestazione.
Si rimanda al prossimo anno con lo stesso impegno ed entusiasmo.

L’Associazione Commercianti di Grottaminarda
La Confcommercio di Avellino

martedì 22 giugno 2010

Lavoro?


giovedì 20 maggio 2010

Galleria Umberto I


Sul sito della comunità "Città di Partenope", a cui questo blog aderisce, è in corso il primo esperimento di e-democracy, espressione più alta di democrazia e al passo coi tempi.
La votazione è stata indetta per un argomento di grande importanza storico-artistica per la città di Napoli ovvero la possibilità di chiudere l'accesso alla Galleria Umberto I, che affaccia su via Toledo.
Il monumento, in tempi recenti, è diventato oggetto di atti di teppismo e vandalismo.

Sul sito della comunità partenopea è anche possibile proporre altre iniziative di e-democracy.

Quo usque tandem abutere patientia nostra? invita ad iscriversi al sito e a partecipare.
Cliccando sul link seguente si verrà indirizzati alla pagina della votazione:


«Io so questo che i napoletani oggi sono una grande tribù
che anziché vivere nel deserto o nella savana,
come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare.
Questa tribù ha deciso – in quanto tale,
senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte –
di estinguersi, rifiutando il nuovo potere,
ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità.
È un rifiuto sorto dal cuore della collettività
contro cui non c'è niente da fare.
Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno,
quando non ci saranno più, saranno altri.
I napoletani hanno deciso di estinguersi,
restando fino all'ultimo napoletani,
cioè irripetibili,
irriducibili
ed incorruttibili.»
(Pier Paolo Pasolini)

mercoledì 28 aprile 2010

Nicola Bombacci - il comunista in camicia nera

Oggi vi voglio proporre la biografia di un uomo che, a mio parere, è stato molto importante nella storia d'Italia.
Nicola (Nicolò) Bombacci è stato un politico italiano.
(Civitella di Romagna, 24 ottobre 1879 – Dongo, 28 aprile 1945)

Nicola Bombacci fu un politico italiano della prima metà del Novecento. Noto dirigente socialista durante la Prima Guerra Mondiale e il primo dopoguerra, fu uno dei fondatori del Partito Comunista d'Italia nel 1921. Dopo l'instaurazione della dittatura fascista rimase in Italia e negli anni Trenta si avvicinò al fascismo, dirigendo la rivista La Verità. Partecipò alla Repubblica Sociale Italiana (RSI) e fu fucilato con Mussolini nell'aprile del 1945.

Gli anni socialisti (1879-1920)
Nicola Bombacci nacque a Civitella di Romagna, in provincia di Forlì, il 24 ottobre 1879. Dopo una breve esperienza in seminario, divenne insegnante elementare. Fin da inizio secolo fu attivo nel mondo sindacale operando tra Crema, Piacenza e Cesena e venendo eletto nel 1911 membro del Consiglio Nazionale della Confederazione Generale del Lavoro (CGdL).
A Modena, durante il primo conflitto mondiale, ebbe il suo trampolino di lancio, divenendo il leader indiscusso del socialismo locale, tanto che lo stesso Mussolini (che lo conosceva fin dal 1906, quando entrambi erano maestri di scuola) lo definì "il Kaiser di Modena". Tra le guerre balcaniche e la rivoluzione russa fu contemporaneamente segretario della Camera del Lavoro, segretario della Federazione socialista provinciale modenese e direttore del periodico socialista "Il Domani".

Nel luglio 1917, Bombacci venne nominato membro della Direzione del Partito Socialista Italiano (PSI), affiancando il segretario Costantino Lazzari nella redazione della famose circolari dirette alle sezioni del partito e il direttore del periodico socialista Giacinto Menotti Serrati nell'opera di conquista del movimento operaio da parte della corrente socialista massimalista. Nel 1918, con gli arresti di Lazzari nel gennaio e di Serrati nel maggio, rimase praticamente solo alla guida del Partito. Fautore di una politica fortemente antiriformista, centralizzò e verticalizzò tutto il socialismo italiano: le federazioni provinciali del partito e il Gruppo Parlamentare Socialista (GPS) diventarono dipendenti direttamente dalla Direzione del PSI, alla quale si collegavano anche le organizzazioni sindacali e cooperativistiche rosse.

Nel 1919 redasse con Serrati, Gennari e Salvadori il programma della frazione massimalista, vincente al XVI Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano (Bologna, 5-8 ottobre 1919): eletto segretario del Partito (11 ottobre 1919) e, il mese seguente, nelle prime elezioni politiche generali del dopoguerra (16 novembre 1919) deputato nella circoscrizione diBologna con oltre centomila voti fu una delle figure più potenti e visibili del socialismo massimalista nel biennio rosso.

Nel gennaio 1920 presentò un progetto di costituzione dei Soviet in Italia, che ottenne pochi consensi e molte critiche, contribuendo però ad aprire un acceso dibattito teorico sulla stampa di partito. In aprile, fu il primo socialista italiano ad incontrare dei rappresentanti bolscevichi a Copenaghen, mentre in estate fu uno dei membri della delegazione italiana che andò nella Russia sovietica, partecipando anche al II Congresso dell'Internazionale Comunista. Fondatore nell'autunno della Frazione comunista insieme ad Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga,Egidio Gennari e Antonio Graziadei, oltre che direttore del periodico "Il Comunista", al XVII Congresso Nazionale del PSI (Livorno, 15-21 gennaio 1921) optò decisamente per la scissione, non esitando ad entrare nel Partito Comunista d'Italia, Sezione Italiana della III Internazionale (PCd'I), nel quale divenne membro del Comitato Centrale.

Gli anni comunisti (1921-1927)
Rieletto deputato nelle elezioni politiche generali della primavera del 1921 nella circoscrizione di Trieste, Bombacci, non avendo una sua corrente nel nuovo partito, si trovò piuttosto isolato rispetto al gruppo ordinovista di Gramsci, Togliatti, Terracini e Tasca e agli astensionisti di Bordiga. Si situò nell'ala destra del PCd'I con Francesco Misiano, propenso ad un riavvicinamento coi massimalisti e contrario al partito settario e ideologizzato voluto dal Bordiga.

Fu presto estromesso dai centri direttivi comunisti, cominciando dal Comitato Centrale del Partito. La polemica arrivò fino alle alte sfere sovietiche nel novembre 1923, quando il Comitato Esecutivo del PCd'I ne decise unilateralmente l'espulsione senza consultare l'Internazionale Comunista. Si accusava Bombacci, allora segretario del Gruppo Parlamentare Comunista, di aver fatto riferimento ad una possibile unione delle due rivoluzioni - quella bolscevica e quella fascista - in un intervento alla Camera dei deputati il 30 novembre 1923. Semplicemente, su indicazione dell'ambasciatore russo in Italia, Jordanskij, aveva prospettato un trattato economico italo-russo, fortemente voluto dal Cremlino. Nel gennaio del 1924, Bombacci fu dunque richiamato a Mosca, dove rappresentò la delegazione italiana ai funerali di Lenin: Grigorij Zinov'ev ne decise il reintegro nel PCd'I, in quei mesi decimato dalla campagna di arresti decretata dal governo fascista di Mussolini.

Al suo ritorno in Italia, però, Bombacci iniziò a lavorare all'Ambasciata russa a Roma, al servizio del commercio e della diplomazia sovietica. Nel 1925 fondò la rivista "L'Italo-Russa", poi una omonima società di import-export, che ebbero entrambe vita breve. Il suo distacco dal Partito era ormai palese: nel 1927 i dirigenti comunisti in esilio ne decretarono l'espulsione definitiva.


Gli anni dell'inattività politica e dell'avvicinamento al fascismo (1927-1945)
Negli "anni del silenzio", Bombacci continuò a vivere a Roma con la famiglia. La collaborazione con l'Ambasciata sovietica sembra che non si prolungò più in là del 1930. Le necessità economiche e le gravi condizioni di salute del figlio Wladimiro, che abbisognava di costose cure, lo indussero a chiedere aiuto a gerarchi del regime, che conosceva da tempo - Leandro Arpinati, Dino Grandi, Edmondo Rossoni -, e poi allo stesso Benito Mussolini, con il quale aveva avuto rapporti politici nel periodo giolittiano. Il Duce gli concesse alcune sovvenzioni in denaro per le cure del figlio e gli trovò un impiego all'Istituto di Cinematografia Educativa della Società delle Nazioni a Roma.

Dal 1933 Bombacci si avvicinò poco a poco sempre più chiaramente al fascismo, tanto che con il 1935 si può parlare di una vera e propria adesione. Mussolini, all'inizio del 1936, gli concesse di fondare La Verità, una rivista politica allineata sulle posizioni del regime, che, a parte alcune interruzioni dovute all'opposizione del fascismo intransigente dei Farinacci e degliStarace, durò fino al luglio del 1943. Al progetto collaborarono svariati altri ex-socialisti come Alberto e Mario Malatesta, Ezio Riboldi, Arturo Labriola, Walter Mocchi, Giovanni e Renato Bitelli ed Angelo Scucchia. Bombacci non ebbe mai la tessera del Partito Nazionale Fascista (PNF), per quanto la richiese ripetutamente al capo del fascismo, al quale scriveva sovente. Dopo la caduta del regime fascista il 25 luglio 1943 e, in settembre, la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso e la creazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), Bombacci decise volontariamente di andare a Salò, dove divenne una specie di consigliere di Mussolini.

Da allora l'ex-fondatore del Partito Comunista d'Italia ebbe più spazio e visibilità. La sua innata capacità oratoria e la sua vicinanza alle classi lavoratrici potevano risultare utili alla propaganda fascista: pubblicò alcuni opuscoli sui pericoli del bolscevismo e la degenerazione staliniana dei principi comunisti, e partecipò al Congresso di Verona. Proprio a Bombacci si attribuisce il progetto di "socializzazione", notevolmente propagandato dal fascismo repubblicano ed approvato dal consiglio dei ministri della RSI nel febbraio del 1944.

Negli ultimi mesi di guerra (settembre 1944 - marzo 1945) non smise di propagandare la causa del fascismo come unica vera rivoluzione e realizzazione del trionfo del lavoro, dando conferenze e facendo comizi tra gli operai nelle piazze del Nord della penisola.

Bombacci rimase al fianco di Mussolini fino all'ultimo momento: i partigiani lo catturarono, in fuga per la Svizzera, nella stessa vettura del duce, lo fucilarono sulle rive del lago di Como il 28 aprile del 1945. La mattina del 29 aprile lo appesero per i piedi al distributore di benzina nel Piazzale Loreto, a Milano, insieme all'ex dittatore, Claretta Petacci ed alcuni gerarchi fascisti, sotto la scritta "Supertraditore".

[fonte: it.wikipedia.org]

«Compagni! Guardatemi in faccia, compagni!
Voi ora vi chiederete se io sia lo stesso agitatore socialista,
il fondatore del Partito comunista,
l’amico di Lenin che sono stato un tempo.
Sissignori, sono sempre lo stesso!
Io non ho mai rinnegato gli ideali per i quali ho lottato
e per i quali lotterò sempre…
Ero accanto a Lenin nei giorni radiosi della rivoluzione,
credevo che il bolscevismo fosse all’avanguardia del trionfo operaio,
ma poi mi sono accorto dell’inganno…
Il socialismo non lo realizzerà Stalin, ma Mussolini
che è socialista
anche se per vent’anni è stato ostacolato
dalla borghesia che poi lo ha tradito…
ma ora Mussolini si è liberato di tutti i traditori
e ha bisogno di voi lavoratori per creare il nuovo Stato proletario.»

(Nicola Bombacci - 15 Marzo 1945)

giovedì 18 marzo 2010

Ecco come si vota in Regione Campania


Ecco come si vota in Regione Campania

mercoledì 17 febbraio 2010

Sono passati già due mesi..

Mercoledì 17 Febbraio 2010 09:56 - www.irpiniaoggi.it
Grottaminarda, rimosso dopo 2 mesi tronco che travolse operaio


A distanza di due mesi è stato rimosso il tronco che nella notte del 7 dicembre scorso travolse l'ex-operaio metalmeccanico Mario Capozzi. Le recinzioni apposte dai carabinieri nella tragica notte hanno ricordato fin ora il luogo dove accadde triste evento che doveva essere un momento celebrativo di una tradizione antica , quella dei fuochi dell'Immacolata. Quella notte si consumò invece un tragico incidente che fece perdere la vita ad un uomo mite una persona che in molti ricordano che si è sempre operato a dare una mano ai giovani quando all'epoca delle radio private con il suo violino dal suono vagamente celtico aiutava a capire le nuove tendenze musicali dell'epoca. Una persona che nonostante la sua umiltà ha sempre voluto vivere nella partecipazione sociale e a contatto con la comunità in cui viveva.


Si, il tronco sarà stato anche rimosso, ma è possibile che si continui a parlare di "fatalità"?

Ci siamo resi conto che, per la negligenza di qualcuno, un uomo, un amico, ci ha rimesso la pelle?
Nessuno ha visto quando quei tronchi venivano scaricati, in pieno centro cittadino?
E nessuno sapeva a cosa servissero?
E nessuno sapeva che in quella notte si sarebbe svolto un falò?

martedì 16 febbraio 2010

Potere ai Gatti!


Negli ultimi giorni si sono visti in tv: vari telegiornali giocare di replay sulle immagini dello slittinista georgiano mentre va ad ammazzarsi contro un pilone; alcuni concorrenti del Grande Fratello prendersi a frustate in una replica della passione di Cristo; un conduttore della «Prova del cuoco» rievocare con compiacimento certe ricette a base di gatto che si cucinavano durante la guerra. L’unico a perdere il posto in tronco è stato il magnagatti. Se ne possono trarre riflessioni interessanti sullo stato di catalessi collettiva che ci opprime e sulle pochissime cose che ancora riescono a incrinarlo. Gli animali domestici, appunto. L’elogio della cocaina antidepressiva. Le tangenti, ma solo se consistono in prestazioni sessuali: quando sono in denaro strappano tutt’al più uno sbadiglio di rassegnazione. La violenza nemmeno quello, come se la tecnologia avesse trasformato la morte di un uomo in un videogioco. Quanto alla volgarità, ormai è una manifestazione di simpatia.

I televisionari avranno preso nota. Coca, gatti, trans, ecco le residue autodifese da abbattere. Prossimamente sui nostri schermi aspettiamo di vedere gatti cocainomani che graffiano trans, trans che mangiano gatti in compagnia di fisioterapiste di mezza età, politici cocainomani intercettati a un festino di gatti trans. Allora nulla avrà più il potere di stupirci e si sarà raggiunto l’obiettivo: il rincoglionimento completo dell’umanità. Quel giorno, mi auguro, i gatti prenderanno il potere e incominceranno a mangiare noi.

[fonte: Massimo Gramellini - lastampa.it]

«Ascoltatemi! La televisione non è la verità!
La televisione è un maledetto parco di divertimenti,
la televisione è un circo, un carnevale,
una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini,
cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone,
domatori di leoni, giocatori di calcio!
Ammazzare la noia è il nostro solo mestiere.
»
(Quinto Potere)

mercoledì 10 febbraio 2010

La verità non può essere infoibata






mercoledì 27 gennaio 2010

Se questo è un uomo..


« Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per un pezzo di pane,
che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome,
senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli
o vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi. »

(Primo Levi)

mercoledì 13 gennaio 2010

Città di Partenope, comunità virtuosa.


Intorno al nome di Città di Partenope si stanno radunando a Napoli molti professionisti, imprenditori, giornalisti, studenti, professori. Più che dare vita a un’associazione o lanciare un movimento d’opinione, piace l’idea di rifondare una città e di tracciare linee di confine. Seduce il progetto di lasciare fuori non solo camorra e microcriminalità, ma anche volgarità e malcostume, il sottobosco di giovani sfaccendati e pronti a delinquere, i tanti che sono tolleranti e che giustificano sempre chi non rispetta le regole.
Che cos’è in definitiva Città di Partenope? E’ la voglia di distinguersi da tutto questo e di riprendersi in mano il proprio destino, di gridare forte contro chi ha rovinato Napoli: “Se quelli sono napoletani, allora noi siamo partenopei”. E’ il nome perfetto di un’idea, perché dà il senso di un'identità diversa, perché fa sentire l’orgoglio di provenire da una storia antica.
Città di Partenope è un’identità. E’ un vestito messo addosso a un sentimento. Esiste già nel cuore di migliaia e migliaia di persone. Per questo coinvolge, contagia, calamìta, avvince.
Noi cittadini di Partenope intendiamo sviluppare la cultura civica, il senso della legalità e dello Stato e abbiamo l’ambizione d’incidere sulla vita cittadina attraverso iniziative concrete. Chi entra nella Città e si unisce al nostro impegno, viene iscritto di diritto nell’ “anagrafe comunale” di Partenope. Tutti gli iscritti vengono automaticamente riconosciuti non come soci ma come “cittadini”, ricevono non una tessera ma una “carta d’identità”. L’unico ma vincolante impegno per chi vi aderisce è quello di sottoscrivere e osservare il codice etico della Città. Una specie di galateo nel quale riconoscersi tutti.
In questo modo vogliamo anche riconquistare regole minime di convivenza.
Un esempio? “Non tradire mai un’attesa, né deludere chi ti ha dato fiducia” ma anche “se per strada hai una carta da gettare, mettila in tasca finché non incontri un cestino”.
Comportamenti elementari - come si vede - che già ci appartengono, ma che la quotidianità convulsa nella quale viviamo ci porta a volte a trascurare.

Regole del Cittadino Partenopeo
  • Non tradisco mai un’attesa
  • Non deludo chi mi dà fiducia
  • Penso alla mia città come fosse il mio salotto e ne ho cura come ho cura per casa mia
  • Mi impegno a fare la raccolta differenziata e ne parlo con i miei conoscenti
  • Rispetto ogni tipo di fila ed attendo pazientemente il mio turno
  • Non passo con il rosso né da pedone né da automobilista
  • Non parcheggio in seconda fila né sui marciapiedi
  • Non parcheggio sulle strisce pedonali o al posto dei disabili e dove più in generale vige il divieto
  • Nei mezzi pubblici faccio accomodare chi è più anziano di me e lascio uscire prima di entrare
  • Non alzo la voce per strada
  • Metto il casco o inserisco la cintura e mi preoccupo allo stesso modo dei passeggeri
  • Non lascio sporcizia dopo aver portato a spasso il cane
  • Non butto nulla per terra, né in mare
  • Attraverso sulle strisce pedonali e non dove capita
  • Aiuto gli altri cittadini in difficoltà e non giro le spalle davanti a episodi di inciviltà o di criminalità
  • Non giustifico nessuna forma di violenza
  • Reagisco ad ogni tipo di illegalità che passa sotto i miei occhi, segnalando ai cittadini e alle forze dell’ordine quello che vedo
  • Voto sempre chi merita fiducia e non chi ricopre solo i miei interessi personali
  • Parlo bene di napoli agli altri, promuovendo la sua bellezza, la sua storia, la sua cultura
  • Sorrido a chi mi sta intorno perché voglio che la mia città sorrida
Regole dell’Impresa Partenopea
  • Coltivo con cura e con cortesia le mie relazioni con il cliente
  • Rilascio sempre scontrino, ricevuta fiscale o fattura, anche se il cliente non ne fa esplicita richiesta
  • Rispetto le regole che la legge impone alle aziende per lo smaltimento dei rifiuti
  • Rivolgo attenzione e cortesia ai turisti, dedicandomi alla loro soddisfazione e facendoli sentire a casa
  • Osservo attentamente la regolamentazione in materia di sicurezza del lavoro
  • Mi impegno a fare del mio meglio per eliminare le barriere architettoniche all'interno del mio esercizio
  • Mi avvalgo di collaboratori nel rispetto delle norme vigenti
  • Lavoro al continuo miglioramento per la soddisfazione dei miei clienti e per l’evoluzione della mia impresa e dei lavoratori che ne fanno parte
  • Rispetto pienamente e tempestivamente i patti concordati con clienti e fornitori
  • Mi accerto della provenienza della merce che acquisto e vendo
  • Sono contro ogni forma di abusivismo e di prevaricazione degli interessi privati a dispetto di quelli pubblici
  • Non collaboro ad alcuna forma di racket

«A Napoli mancò uno straccio di re che capisse che nell'Europa delle nazioni l'Italia era destino inevitabile.
Mancò un re che stipulasse coi modesti Savoia, signori di una provincia subalpina,
un contratto Italia almeno alla pari, non tra occupanti e occupati.
Napoli da allora è una capitale europea abrogata, non decaduta ma soppressa,
come se Londra fosse stata soppiantata da Edimburgo.
Così è andata, e questa è la materia della sua ragionevole strafottenza verso la condizione di capoluogo di regione. Se non si vede l'evidenza dell'enorme orgoglio assopito nei suoi cittadini, non si sta parlando di lei.
»
(Erri De Luca)