venerdì 31 luglio 2009

Il paese degli zingari?


Tutto è nato da un colloquio cordiale con un'amica.
Tutto è nato per causa del fato, che mi ha fatto crescere in questa splendida (perché per me è sempre SPLENDIDA) cittadina quale Grottaminarda.

Situata al centro della Valle dell'Ufita, è stata fino a qualche decennio fa punto di maggiore aggregazione per tutta la provincia. Gli abitanti sono i diretti discendenti degli Irpini, i quali erano una delle quattro principali tribù dei Sanniti. Si insediarono nella nostra terra prima ancora che esistesse la cosiddetta "civiltà" portata dai romani in tutto (l'allora) mondo conosciuto.
In lingua Osca "hirpus" significa "lupo", ed è dal lupo che la mia popolazione ha adottato il proprio territorio (seguendone il cammino, secondo la tradizione), e il temperamento che da sempre ci ha contraddistinto. Gli Irpini sono da sempre indomiti e fieri, solitari e taciturni agli occhi degli altri, ma dotati di un grande spirito di ospitalità e fratellanza.
I nostri avi furono tra le tribù più "irriducibili" dell'epoca, e si opposero alla grandissima politica espansionista dell'allora crescente potenza romana, tale che gli stessi Romani negarono in qualsiasi modo, attraverso la "damnatio memoriae", la memoria dei posteri agli Irpini. Non a caso, nessun importante storico latino ha mai fatto menzione dell'antica gente irpina.

Ma, lasciando stare il passato glorioso delle nostre genti e della nostra terra, cosa ci è rimasto?Oltre alle belle parole riferite al passato, siamo rimasti una popolazione che si denota semplicemente per la vendita di formaggi e carni insaccate, ancora oggi, e per l'appellativo di "paese degli zingari", dove secondo qualcuno «l'origine sarebbe "sociale", nel senso che il termine verrebbe usato per sottolineare i modi alquanto bruschi che caratterizzerebbero parte della locale popolazione».
E con questo non voglio accusare nessuno, ma fare una semplice constatazione. Ci siamo persi in un lassismo, in un "tirare avanti senza ambizioni" per troppo tempo.

È arrivato il tempo di rialzarsi,
nel nome di un passato glorioso
e nell'ottica di un futuro ancora migliore.


«I Grottesi rispettino, difendano, migliorino, amino la loro città, GROTTAMINARDA,

si aiutino l’un l’altro e si amino l’un l’altro.»

Nunziante Minichiello

mercoledì 29 luglio 2009

Petrusino 'ogne menèsta


Purtroppo ho delle importanti considerazioni da fare e da sottoporvi.
Sono tornato da Napoli e mi sono reso conto di quanto Grottaminarda, in questi ultimi anni, non sia affatto "cresciuta" (cosa che parrebbe fisiologica per qualsiasi altra cittadina), ma forse è addirittura regredita.

Il problema di questa città è sempre lo stesso, sintetizzabile in un antico proverbio (ah, quanto avevano ragione gli antichi!): «Dove cantano tanti galli non arriva mai l'alba». Mi sto rendendo conto di quanto queste mania di voler strafare (di qualche persona in particolare) non porti mai a nulla se non ad una assurda, inutile e inconcludente onnipresenza ("Petrusino 'ogne menèsta"). I nodi vengono (dovrebbero) venire al pettine nel rendere risultato del proprio "operato": è lì che il popolo intelligente si accorge che qualcosa non torna. Il problema maggiore è quando questo immobilismo perenne viene ad essere spacciato come impegnarsi e prodigarsi per il bene comune. Pensiamoci, qui non si tratta di comandare, di organizzare, o di essere professionali, sto parlando semplicemente di avere ancora una dignità.

Uno dei migliori cervelli di questo Paese, poco tempo fa, mi disse:
«Qui bisogna cominciare ad offendere le persone,
perché è solo in questo modo che puoi portare qualcuno a ragionare,
a rimodulare e riformulare i suoi pensieri e fargli capire dove sbaglia.»

giovedì 16 luglio 2009

Inutili, ai bordi delle strade..


Vorrei riuscire ad esprimere tutta la mia indignazione in merito alla situazione dei parcheggi a Grottaminarda.
Siamo costretti, quotidianamente, ad assistere ad uno spettacolo a dir poco vergognoso: i due "vigilini" addetti al controllo dei ticket sono in perenne passeggio per i marciapiedi cittadini, disinteressandosi completamente della maggior parte delle auto in sosta.
Le persone oneste, qui a Grottaminarda, o fanno il ticket, oppure vedono sventolare sotto il tergicristallo della propria auto un simpatico bigliettino autografato del "power ranger" di turno. Ormai il metodo è consolidato e perfezionato:
"multa e fuga"
Vìa! a imboccare vicoli e strade secondarie per paura di contestazione della multa..
E, guarda caso, sono sempre i non-grottesi a ricevere le multe,
quelli che hanno auto che non sono conosciute, di cui non si ha paura a "scrivere".
Gli altri vengono avvisati in anticipo,
vengono invitati a spostare le auto,
a fare ed esporre un ticket da 10 minuti per essere in regola anche per i giorni successivi,
o addirittura è il vigilino stesso ad andare al parcometro!

Diciamoci la verità però,
il problema più grave è dato dalle auto che sono in perenne
sosta non autorizzata sulle strisce blu, di:
politicanti di zona (se non sono già ad occupare le strisce riservate ai disabili),
negozianti con la faccia tosta, giocatori professionisti di tresette
e consumatori abituali dei marciapiedi comunali.

Ma, volendo raccontarla tutta, la storia, bisognerebbe anche parlare delle strisce gialle raddoppiate e posizionate precisamente davanti
"qualche" attività,
pena le dimissioni da assessore comunale;
oppure delle strisce blu disegnate per poi non installare i parcometri,
altrimenti avrebbero "sfavorito"
"qualche" attività.

Fino a quando Grottaminarda continuerà a sottostare a questi sistemi?

«Attulerat iam liberae civitati partim metu,
partim patientia consuetudinem serviendi»
«Insomma aveva dato ad una città,
ch'era stata libera, l'abitudine di servire,
in parte per timore, in parte per rassegnazione.»
(Cicerone)

lunedì 13 luglio 2009

Che voi siate maledetti!



Avrebbe compiuto 97 anni il 31 Agosto 2009.
E invece c'è stato qualcuno che ha deciso di consegnare
una storia gloriosa ad una fine indecorosa.

I nostri ringraziamenti vanno a chi, negli anni,
ha portato le soddisfazioni calcistiche nei nostri cuori bianco-verdi.

Addio Lupo.


mercoledì 8 luglio 2009

Un parlamentare, di sera, per caso..



Il razzismo si esprime al massimo se a braccetto con l'ignoranza,
e il culmine si raggiunge con la discriminazione di una categoria di persone
che di "diverso" non hanno nulla se non il luogo di nascita
segnato sulla carta d'identità.

In fondo, non siamo tutti italiani?

A cosa sono serviti gli sforzi per creare un unico stato, un'unica bandiera?

È in questi momenti che il sangue di tutti gli uomini morti per l'Italia ribolle e i loro resti si rigirano nelle bare per la disperazione.


Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

A Riprendere le Stelle


Il Sogno di Icaro

Forse il senso
si trova nella risacca
o nei sassi levigati
o nel volo dei gabbiani
Forse è celato
dalle distese di sabbia
o dal giro delle lancette
Forse è nel soffio del vento
Un manto nero
figlio dell'eternità
sarà l'oblio
che falcerà ogni dubbio
Ma fino ad allora
nessuno potrà dire
che per noi è impossibile
ottenere un paio d'ali
(2009, A Riprendere le Stelle)

«Non è certo un obiettivo semplice quello davanti al quale si pone Domenico Carrara, ma nella sua ambizione c'è tutta la forza di quell'uomo che per primo osò scagliare un sasso contro il cielo, riprendendo di diritto la sua supremazia sulla sua vita, scrivendo le regole del suo destino.
Lo stesso urlo interiore, lo stesso coraggio è nascosto tra le pagine di questa silloge, fatta di carne di angeli e demoni che si mescolano e si combattono. D'altronde se il contrasto è il cuore creativo dell'esistenza, questa poesia viva e pulsante, imprevedibile e talvolta perfino dolente ne è di certo legittima discendenza.
L'io lirico di Domenico Carrara in questi versi si moltiplica fino a raccogliere in ogni componimento un sentire che si insinua negli anfratti dell'esistenza e la riporta alla luce in ogni pagina.
Ecco quindi che l'incipit ideale di questa raccolta è la voce di una generazione, una generazione intera che sta bruciando e vive in maniera sospesa la sua fragilità.»

(dalla prefazione)

Domenico Carrara è nato nel 1987 ad Atripalda.
Avvicinatosi durante il periodo adolescenziale alla poesia tramite l'ascolto di diversi cantautori contemporanei, da Fabrizio de André a Manuel Agnelli degli Afterhours, ha iniziato il suo percorso letterario componendo testi per le canzoni del gruppo musicale Axiom, in cui canta dal 2004.
Attualmente è iscritto alla facoltà di Lettere Moderne della "Federico II".

lunedì 6 luglio 2009

A voi le conclusioni

Antefatto
La situazione di Corso Vittorio Veneto è catastrofica: le vetrine sono sempre più in agonia.
Delle grandi masse di forestieri di passaggio è rimasto solo il ricordo. Vogliamo smettere definitivamente di essere punto di passaggio e centro della Valle Ufita, per offrire alle poche persone il passeggio tra mura fatiscenti e piazze e marciapiedi che, in proporzione, sono ormai diventati immensi?
Potrebbe essere una buona iniziativa per il futuro, ma creando oggi le condizioni di ricrescita e sviluppo, non chiudendo al traffico, ma dando nuove forze e nuove attrattive.


Perché essere Favorevoli o Contrari alla Zona Pedonale?

Commenti (5)

Sconosciuto 6/25 3:12pm
Sarebbe una bellissima cosa poter ammirare tante nuove vetrine di esposizione, sfiorarsi nella folla lungo Corso Vittorio Veneto tra Piazza Fontana, Piazza Vittoria e Piazza XVI Marzo, portare i bambini a giocare tra tante attrazioni, con tanti spettacoli, con tante luci... Peccato però che delle grandi passeggiate di quarantanni fa è rimasto solo un lontano ricordo ... per le DUE o TRE persone rimaste al passeggio, almeno lasciamo la distrazione di qualche macchina di passaggio ogni tanto...; d'altronde lo spazio è diventato TANTO..

Sconosciuto 6/25 3:17pm
Voto assolutamente no, perché mi sembra fuori luogo, fuori tempo ed anche dannoso per la Comunità Grottese. Ad Majora.

Sconosciuto 6/26 12:45pm
Noi del PDL votiamo assolutamente no, perchè molti di noi hanno familiari esposti in commercio e non ammettiamo una cosa simile...Già non ci sono parcheggi per i forestieri che vengono a farci visita e magari a spendere qualche spicciolo, poi chiudiamo anche il maggiore punto di accesso....Rimaniamo chiusi nelle nostre case???

Sconosciuto 6/26 8:29pm
Votare sì significherebbe illudersi di trovarsi in un'altra città, in altri scenari, magari leggermente più accattivanti, magari vicino al mare con tante vetrine...con tanto passeggio... Nel contesto attuale, con TRE persone sui marciapiedi, è da votare ASSOLUTAMENTE CONTRARIO.

Sconosciuto 6/27 3:08pm
Non credo possano esserci la necessità o la convenienza di far sorridere ulteriormente i paesi vicini che, nel frattempo, fanno COSE CONCRETE!!! Ritengo di votare ASSOLUTAMENTE NO all' ISOLA PEDONALE!

sabato 4 luglio 2009

Pretendi di non implorare ciò che ti viene di diritto


Vicenza è un territorio già fortemente militarizzato,
ma è una città che sta provando a reagire.

Oggi è 4 Luglio, il giorno in cui gli Stati Uniti d'America festeggiano
la festa dell'indipendenza delle 13 colonie dalla Gran Bretagna,
avvenuta nel 1776.
Il 4 Luglio 2009 è anche il giorno della grande mobilitazione della città berica per rivendicare la propria indipendenza dalle servitù militari.

L'ampliamente della base Dal Molin dovrebbe avvenire in quell'angolo verde incastonato tra Vicenza e Caldogno attraversato dal fiume Bacchiglione dove, fino a pochi anni fa, i ragazzini passavano le loro estati in riva alle placide acque del fiume. In questo territorio ricco d'acqua gli statunitensi hanno progettato una nuova installazione militare per riunificare la 173° Brigata Aerotrasportata e trasformarla nella più potente unità da combattimento schierata all’esterno dei loro confini.
A pagare gran parte del conto sono chiamati i contribuenti che non solo sostengono il 41% delle spese di stazionamento delle truppe statunitensi in territorio italiano, ma che devono anche finanziare le opere infrastrutturali accessorie all’installazione militare, come strade, reti fognarie e elettriche. A dare il via libera definitivo è stato il governo presieduto da Romano Prodi, il 16 gennaio 2007.
Il 17 febbraio 2007, 150 mila donne e uomini circondavano in un abbraccio colorato e rumoroso le mura cittadine, dichiarando collettivamente di voler resistere un minuto in più di coloro che vogliono imporre il progetto militare a una città che pretende di scrivere di proprio pugno il copione su cui progettare il domani dei propri figli. Alla grande manifestazione del 17 febbraio 2007 seguono manifestazioni e azioni dirette. Il sindaco Achille Variati propone al Consiglio comunale un nuovo ordine del giorno sul progetto e promuove una consultazione popolare per dar voce alla cittadinanza. Ma la consultazione popolare viene annullata, quattro giorni prima del suo svolgimento, dal Consiglio di Stato, che accoglie un ricorso presentato dai favorevoli al progetto statunitense e, di fatto, dichiara l’installazione militare tematica al di fuori della dialettica democratica. Il Questore definisce, a tutt'oggi, un'associazione per delinquere i cittadini che si oppongono alla base.

Tutto questo è simbolo del vergognoso servilismo italiano nei confronti degli Stati Uniti.

Tutto questo è il prezzo per la sottomissione eterna che abbiamo accettato in cambio della "liberazione".

Tutto questo sta a dimostrare quanto, negli anni passati, siamo stati in grado di svendere la nostra Patria, la nostra terra, al "mito" statunitense. E ancora oggi, rimango allibito, di come qualcuno possa essere favorevole ad allargare una base militare che gli Stati Uniti utilizzeranno come strumento di offesa verso altri popoli. Come possiamo poi considerarci una nazione libera e pacifica? Penso sia assurdo che dopo più di 60 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, esistono ancora delle basi militari del genere (che sono territorio americano!!) sul suolo italiano.

A che titolo permettiamo ciò?

«Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora. O mai più.»
(Roberto Saviano)